Il Progetto
ultima modifica: 2015-01-11T17:21:12+00:00
da nadmin
Il Progetto
La porta a Levante. Genti, strutture e oggetti degli stazzi della Gallura contemporanea.
La porta a Levante è un progetto fotografico che nasce con l’obiettivo di indagare e mostrare che la struttura dello Stazzo, inteso come casa e terreni circostanti, cellula socio-economica della società rurale gallurese fino alla prima metà degli anni 60, costituisca ancora oggi un elemento di originalità e di interesse, pur avendo perso, in molti casi, la propria funzione originaria. Una selezione di immagini a colori e in bianco e nero sintetizza, la situazione ambientale, paesaggistica, strutturale e umana della realtà osservata. Durante la ricerca, nella fase di ripresa fotografica, sono stati visitati oltre duecento stazzi distribuiti su tutto il territorio gallurese. La successiva fase di selezione mostra un campione di circa sessanta stazzi, presenti su un’ampia area, che comprende regioni marine e collinari, zone in prossimità di centri abitati o isolate, nel tentativo di ricostruire un panorama quanto più possibile esaustivo delle molteplici differenze dei contesti naturali e paesaggistici in cui sono collocati; delle differenze, minime ma esistenti, nelle strutture architettoniche e di quelle riguardanti i diversi utilizzi e destinazioni d’uso attuali di questi territori e strutture. Un racconto per immagini delle condizioni in cui versa oggi l’agro gallurese, dell’umanità che quotidianamente ci lavora e ci abita o semplicemente lo frequenta, ne possiede delle porzioni che destina esclusivamente a dimora non abituale o a “casa di villeggiatura”. Un’analisi su come e quanto la globalizzazione abbia “contaminato” il paesaggio, l’architettura, l’economia e la socialità della Gallura: zona della Sardegna con le coste più antropizzate ed “invase” dell’isola, e come tuttavia la medesima zona presenti elementi tradizionali, resistenziali, a volte museificati ed eventualmente ricontestualizzati a cui è stata data nuova vitalità.
Fotografare oggi questo contesto significa congelare lo status quo, cercando i segni residuali di un passato prossimo quasi impercettibile ma presente, i brandelli di una memoria viva, forse ancora per poco; significa indagare questi segni di residualità ma contemporaneamente mettere a fuoco le direttive probabili secondo cui si svilupperà il futuro di queste comunità e di questi luoghi. Fotografare oggi la realtà dello Stazzo è un tentativo di appagare la sete di memorie vicine ma in estinzione, attualità deboli e in rapido cambiamento e di comprendere un futuro molto prossimo.
“La Janna”, porta d’ingresso dello stazzo, era sempre ubicata sulla parete al riparo dai venti dominanti (rivolta tra est e sud)
Il materiale fotografico de La porta a Levante è stato in gran parte prodotto, in un anno di riprese, tra il 2010 ed il 2011, durante una campagna fotografica mirata alla realizzazione di un corpus di immagini di elevata qualità artistica e documentaria, da destinare al Centro Regionale del Catalogo, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna, a cura dell’I.S.R.E (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna).
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Il Progetto
La porta a Levante.
Genti, strutture e oggetti degli stazzi della Gallura contemporanea.
La porta a Levante è un progetto fotografico che nasce con l’obiettivo di indagare e mostrare che la struttura dello Stazzo, inteso come casa e terreni circostanti, cellula socio-economica della società rurale gallurese fino alla prima metà degli anni 60, costituisca ancora oggi un elemento di originalità e di interesse, pur avendo perso, in molti casi, la propria funzione originaria.
Una selezione di immagini a colori e in bianco e nero sintetizza, la situazione ambientale, paesaggistica, strutturale e umana della realtà osservata.
Durante la ricerca, nella fase di ripresa fotografica, sono stati visitati oltre duecento stazzi distribuiti su tutto il territorio gallurese. La successiva fase di selezione mostra un campione di circa sessanta stazzi, presenti su un’ampia area, che comprende regioni marine e collinari, zone in prossimità di centri abitati o isolate, nel tentativo di ricostruire un panorama quanto più possibile esaustivo delle molteplici differenze dei contesti naturali e paesaggistici in cui sono collocati; delle differenze, minime ma esistenti, nelle strutture architettoniche e di quelle riguardanti i diversi utilizzi e destinazioni d’uso attuali di questi territori e strutture.
Un racconto per immagini delle condizioni in cui versa oggi l’agro gallurese, dell’umanità che quotidianamente ci lavora e ci abita o semplicemente lo frequenta, ne possiede delle porzioni che destina esclusivamente a dimora non abituale o a “casa di villeggiatura”. Un’analisi su come e quanto la globalizzazione abbia “contaminato” il paesaggio, l’architettura, l’economia e la socialità della Gallura: zona della Sardegna con le coste più antropizzate ed “invase” dell’isola, e come tuttavia la medesima zona presenti elementi tradizionali, resistenziali, a volte museificati ed eventualmente ricontestualizzati a cui è stata data nuova vitalità.
Fotografare oggi questo contesto significa congelare lo status quo, cercando i segni residuali di un passato prossimo quasi impercettibile ma presente, i brandelli di una memoria viva, forse ancora per poco; significa indagare questi segni di residualità ma contemporaneamente mettere a fuoco le direttive probabili secondo cui si svilupperà il futuro di queste comunità e di questi luoghi.
Fotografare oggi la realtà dello Stazzo è un tentativo di appagare la sete di memorie vicine ma in estinzione, attualità deboli e in rapido cambiamento e di comprendere un futuro molto prossimo.
“La Janna”, porta d’ingresso dello stazzo, era sempre ubicata sulla parete al riparo dai venti dominanti (rivolta tra est e sud)
Il materiale fotografico de La porta a Levante è stato in gran parte prodotto, in un anno di riprese, tra il 2010 ed il 2011, durante una campagna fotografica mirata alla realizzazione di un corpus di immagini di elevata qualità artistica e documentaria, da destinare al Centro Regionale del Catalogo, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna, a cura dell’I.S.R.E (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna).